Tratto dall’omonimo romanzo del 1908 dello scrittore britannico Edward Morgan Forster, “A room with a view”, è un film del 1986 diretto dal regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, James Ivory. Nel 1987 la pellicola è vincitrice di tre premi Oscar (miglior soggetto non originale, migliori costumi e miglior scenografia) e inserita nel 1999 come 73° fra i migliori cento film britannici del XX secolo dal British Film Institute. Solo un anno fa si festeggiava trent’anni di questo capolavoro proiettato per la prima volta in Italia alla Mostra del Cinema di Venezia, proprio il 6 settembre del 1986.
Durante il soggiorno a Firenze le due donne prendono alloggio presso la pensione Bartolini, che ospita altri cittadini inglesi. Purtroppo, al loro arrivo si accorgono, contrariamente a quanto pattuito, di non essere ospitate nella tanto promessa “camera con vista” (le camere non danno sull’Arno). La sera stessa le loro lamentele vengono udite a cena dal sig. Emerson che le interrompe e che, allo scopo di esaudire il loro desiderio, offre la propria camera e quella del figlio George, stanze che si affacciano proprio sul fiume. Dapprima Charlotte rifiuta l’offerta per non sentirsi obbligata nei confronti di estranei, ma più tardi il reverendo Beebe, sacerdote di loro conoscenza, la convince ad accettare l’offerta. Nonostante il suo atteggiamento esteriore convenzionale dovuto alle rigide usanze vittoriane della famiglia, Lucy, giovane sveglia e intelligente, apprezza il sig. Emerson e suo figlio George, al di là dei loro modi ritenuti inopportuni e socialmente inaccettabili dagli altri pensionanti. Gli incontri in giro per Firenze con gli eccentrici Emerson favoriscono l’avvicinamento di Lucy a George, giovane di abitudini più libere, incontrollato e un po’ stravagante. Perplessa dai suoi nascenti sentimenti nei confronti di George, Lucy cerca dapprima di evitarlo e poi finisce tra le braccia dello stesso, interrotti però dal vigile controllo della cugina che costringe la giovane a partire. Al ritorno nel Surrey (Inghilterra) Lucy, per iniziativa dei suoi, si fidanza con l’impeccabile e noioso Cecil Vyse, londinese sofisticato e snob e buon partito in termini di rango sociale e di reddito. Nel frattempo, un vicino cottage viene affittato proprio dagli Emerson, mentre George fa amicizia col fratello di Lucy, Freddy. In una delle occasioni di incontro (partite di tennis), mentre Lucy si rifiuta all’inizio di partecipare, Cecil si diverte leggendo a voce alta un romanzetto scritto da una donna conosciuta da Lucy a Firenze. Ascoltando il racconto, Lucy, che aveva promesso a Charlotte di non dire ad alcuna persona del suo bacio con George, si rende conto che ad un certo punto riporta proprio quel fatto. Arrabbiata con Charlotte per il suo tradimento e a seguito di un altro bacio con George, Lucy decide di allontanarlo da sé. Successivamente, consapevole delle evidenti differenze tra lei e Cecil rompe il fidanzamento con lui e decide di partire per la Grecia. Tuttavia, poco dopo Lucy incontra per caso nello studio di Beebe il sig. Emerson, il padre di George, ignaro della separazione della giovane dal suo fidanzato. Il sig. Emerson la fa riflettere profondamente sui suoi sentimenti per il figlio George così che Lucy ammette di esserne innamorata. La storia si conclude con Lucy e George che tornano a Firenze per trascorre il loro viaggio di nozze alloggiando nella tanto agognata e cosiddetta “camera con vista”.
In altre parole, le camere da letto dove dormono i due amanti, le pareti che fanno da sfondo ai loro lunghi dialoghi, la sala da pranzo dove i due si conoscono, sono tutti interni della villa di Maiano, fattoria e azienda agricola situata sulle colline di Fiesole e di proprietà della contessa Lucrezia Corsini Fulcis. La celebre immagine riportata nella locandina del film, e sul cui balcone si staglia la scena finale del bacio appassionato fra Lucy e George e che ritrae la finestra della cosiddetta “camera con vista”, non era veramente sulle sponde del fiume che bagna il capoluogo toscano. In sostanza, per ottenere ciò da questo edificio venne staccata una finestra, portata a valle, posizionata sulla terrazza di un palazzo d’Oltrarno e capannata con dei teli neri. E così, attraverso questa ricostruzione, si ottenne una splendida vista sia su Ponte Vecchio che sul Duomo, tuttavia diversamente dal testo originale. Perché così in realtà scriveva Forster a proposito della sua “Camera con vista”: Era piacevole anche spalancare le finestre, affacciarsi nel sole con le colline gli alberi e le chiese di marmo di fronte, e sotto, non lontano, l’Arno, che gorgogliava contro il terrapieno della strada.
Foto originale da A Room with a View Movie Poster © Goldcrest Films International