Quarta pellicola cinematografica del regista, sceneggiatore e scrittore turco naturalizzato italiano, Ferzan Özpetek, “La finestra di fronte” esce in Italia nel 2003 riscuotendo un grande successo e aggiudicandosi ben 5 David di Donatello (miglior film, migliore attore protagonista, migliore attrice protagonista, migliore sceneggiatura e il premio David Scuola). Il film pluridecorato anche da 3 Nastri d’Argento (uno per la migliore canzone), 4 Ciak d’Oro e 3 Globi d’Oro, si distingue inoltre per il soggetto molto interessante e la sceneggiatura impeccabile dello stesso regista e di Gianni Romoli. All’estero “La finestra di fronte”, sempre nel 2003, vince il Grand Prix-Crystal Globe al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary, riceve 3 Gransito Movie Awards (miglior film, miglior film italiano e miglior canzone per film) e 2 Ioma (miglior film italiano, miglior canzone).
La matassa del film “La finestra di fronte” si dipana da subito in un presente della vita media di una giovane coppia romana con due figli. Lei, Giovanna, che lavora in una polleria e lui, Filippo, che passa da un lavoro precario all’altro. Durante una passeggiata incontrano un anziano signore spaesato e privo di memoria e decidono di ospitarlo in attesa di scoprire l’identità e riportarlo alla sua vita. Inizialmente riluttante a prendersene cura, Giovanna man mano gli si affeziona e, grazie all’aiuto di Lorenzo, il vicino che abita nel palazzo di fronte, riesce a far riemergere la verità sull’anziano signore. D’altra parte, la vita di Giovanna attraversa un periodo di stanchezza e di apparente rassegnazione che viene scandita quotidianamente da due unici momenti di distrazione: i dialoghi con la sua amica e collega che abita nel suo stesso palazzo, ma, soprattutto, lo sbirciare dalla finestra la vita del suo giovane dirimpettaio. Nel frattempo, Giovanna e Lorenzo scoprono l’identità e il triste segreto del passato dell’anziano signore che in realtà si chiama Davide Veroli, ex proprietario di una nota pasticceria della capitale. L’inconfessato passato del famoso pasticcere emerge dalla sua memoria mostrando una Roma del 1943 durante il rastrellamento degli ebrei. Veroli è infatti un ebreo omosessuale che riesce a scampare al rastrellamento e quindi anche alla deportazione ma che si trova costretto a compiere una tragica e determinante scelta: il tempo che ha a disposizione è utile solo per avvertire e salvare altri ebrei oppure il suo amante, Simone. L’uomo sceglie di avvertire prima proprio quegli ebrei che non avevano fiducia in lui, perché omosessuale, volendo, con questo nobile gesto, riconquistare la loro stima, quindi essere accettato. Purtroppo la sua inesorabile e sofferta decisione lo porta a perdere per sempre il suo amore trascorrendo l’intera esistenza a rimpiangerlo. Il triste passato e rimpianto di Veroli induce Giovanna a riflettere (la pasticceria rappresenta uno delle sue segrete aspirazioni), e a comprendere di aver perso i suoi sogni e le sue passioni.
L’indomani Lorenzo dovrà trasferirsi a Ischia per lavoro e Giovanna è tentata di lasciare la sua mediocre quotidianità. Tuttavia un bacio appassionato tra i due giovani li induce a voler trascorrere la notte insieme a casa di lui, cosa che consente a Giovanna di vedere la propria vita dalla finestra della casa di Lorenzo. E quello che vede dalla finestra della casa di Lorenzo, se stessa e i suoi affetti più cari, la spinge a lasciare il giovane, nonostante un’improvvisa indecisione che la sovrasta il giorno seguente (emozionante la scena della corsa giù per le scale per raggiungere invano Lorenzo). Nel frattempo, Giovanna, spinta da Veroli a impegnarsi seriamente nell’attività di pasticcera, che lei stessa coltivava per lo più come hobby (facendo dei dolci per un’amica, proprietaria di un pub), decide di realizzare almeno questo suo sogno guidata proprio dal ricordo del suo maestro.
La protagonista, Giovanna, prigioniera di una vita in cui non si ritrova con un lavoro ripetitivo ed alienante e un matrimonio oramai privo degli iniziali entusiasmi, proietta i suoi sogni più segreti sull’uomo che scorge dalla finestra della casa di fronte. Lorenzo è l’uomo della finestra di fronte, che così incarna le sue fantasie, così diverse dalla misera quotidianità, ma che Giovanna spia e dal quale scopre venire spiata. La finestra è quindi il simbolo del film: a partire proprio dal titolo stesso e sul piano simbolico la finestra apre uno scorcio sul sogno, su quelle possibilità desiderate la cui realizzazione rischierebbe di rompere quell’equilibrio monotono ma anche solido di affetti saldi anche se dolorosamente vincolanti. Sia gli spettatori sia i personaggi guardano di fronte a loro, attraverso finestre aperte e chiuse, distinzioni che separano ed uniscono, come d’altronde sono i sentimenti di questi protagonisti anonimi. Finestre che si pongono come un confine che si può scavalcare almeno per osare andare al di là verso i propri sogni. Finestre che si aprono su vite possibili come finestre che si chiudono a vite improbabili.