Inserito dall’American Film Institute nella classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi, venne presentato in anteprima a New York il 1° agosto 1954. La celebre pellicola ebbe l’onore di inaugurare la 15° edizione del Festival di Venezia e ottenne un sensazionale successo di pubblico (da quattro nomination all’Oscar), rappresentando un indiscutibile trionfo artistico e commerciale, tanto che nel corso del primo anno avrebbe riportato gli incassi più alti mai registrati da una pellicola di Hitchcock fino ad allora.
Soggetto ispirato ad un racconto dello scrittore di gialli Cornell Woolrich (“It had to be murder” del 1944), vede Jeff, un fotoreporter di successo immobilizzato in seguito ad un incidente sul lavoro, e incapace di muoversi dal soggiorno del suo appartamento, che con il suo binocolo osserva indisturbato e da lontano, dalla sicurezza della propria abitazione, gli inquilini negli appartamenti del palazzo di fronte. Alla trama del racconto di Woolrich, il film, grazie alla sceneggiatura di John Michael Hayes, aggiunge la presenza di Lisa, fidanzata del protagonista. La routine quotidiana, noiosa e priva di tutte quelle esperienze avventurose e al limite che avevano fino a poco tempo prima portato Jeff in perenne movimento, viene scandita anche dalle chiacchierate e le cure dell’infermiera, Stella. La stessa canzona il suo paziente che si intrattiene nell’osservare, attraverso gli strumenti del suo rimpianto mestiere, le vicende degli inquilini negli appartamenti del palazzo di fronte ipotizzando il rischio di vedere qualcosa di cui sarebbe meglio non venisse a conoscenza. In questo modo, mentre la macchina fotografica con teleobiettivo si trasforma da strumento di lavoro a mezzo per spiare, la finestra che si affaccia sul cortile, costantemente aperta a causa dell’afa estiva persistente e della morbosa fame di curiosità del protagonista, gli offre scorci di vita dai quali sarebbe altrimenti escluso.
Due sposini che entrano nel loro nuovo appartamento, un’anziana coppia senza figli che riversa il proprio amore genitoriale sul cagnolino, un’attraente e procace ballerina che attende il ritorno del suo fidanzato dall’esercito, una single maniaca d’arte, una zitella dal cuore solitario (detta Miss Cuore Solitario), un musicista scapolo, alcolizzato e infelice che deve trovare una conclusione alla sua sonata. Non ultimo, ma anzi più interessante, appare casa Thorwald, tra le cui mura, oltre ai continui litigi, pare venga a consumarsi un omicidio. Così Jeff, condividendo i suoi sospetti con la compagna Lisa, comincia ad ipotizzare che Lars Thorwald dell’appartamento di fronte, possa aver assassinato l’invalida moglie Anna con conseguente liberazione del suo cadavere. Inoltre, il cagnolino della coppia anziana abitante sopra i Thorwald, scorto da Jeff mentre annusava e scavava la terra in un angolo dell’aiuola fiorita curata da Thorwald, viene poi trovato morto strozzato. L’indifferenza di quest’ultimo e l’aiuola visibilmente diversa rispetto al momento precedente al supposto omicidio, convincono Jeff che Thorwald possa aver seppellito proprio lì la sua povera moglie. La stessa Lisa coinvolta e contagiata dal sospetto nei confronti del misterioso dirimpettaio, si attiva nella ricerca di prove del supposto misfatto, intrufolandosi nell’appartamento di questi che, in quel momento vi stava facendo ritorno. Nel frattempo, Jeff chiama la polizia che arresta Lisa, salvandola da Thorwald che si era accorto degli strani segni che la donna stava mandando al fidanzato che li stava guardando dall’altra parte del cortile. Rimasto solo, Jeff riceve poi la visita di Thorwald consapevole di essere stato smascherato. In seguito ad una breve colluttazione Jeff cade a terra ma viene subito soccorso dalla polizia che costringe poi il vicino a confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere della moglie. Alcuni giorni dopo Jeff dormendo beatamente con entrambe le gambe ingessate, lascia che la vita del vicinato continui a scorrere, ma stavolta sotto gli sguardi impassibili delle finestre.
Considerato il film per antonomasia sull’atto stesso dell’osservare, sull’ossessione di osservare e di spiare con un’assoluta prevalenza delle immagini, ovvero di ciò che osservano i personaggi e delle loro reazioni.
Una finestra-schermo da cui il protagonista, come ciascuno di noi, osserva “le vite degli altri” (titolo di un’altra importante pellicola più contemporanea) e lascia che cali il sipario quando è il momento.