Sappiamo come fino al momento in cui la tecnologia industriale ed i nuovi materiali non sono in grado di offrire agli architetti del Movimento Moderno la possibilità di uscire dai canoni classici la progettazione delle finestre non subisce variazioni essenziali nel tempo. Malgrado le finestre continuino a rappresentare quelle parti di facciata con maggiore dispersione termica, nel corso del XX secolo l’industrializzazione della produzione del vetro e la climatizzazione attiva propongono una novità.
L’introduzione dei moderni reticoli strutturali composti da travi e pilastri, in cemento armato o in acciaio, consentono alla finestra maggiore libertà di ubicazione tanto che la specchiatura arriva quindi ad interessare anche tutta la luce libera tra un pilastro e l’altro. Un sistema di facciata che richiede un’intelaiatura di montanti e traverse modulari su cui vengono applicati pannelli trasparenti ed opachi. Spesso si fa uso della vetrata fissa continua facendo sì che la finestra possa illuminare e di interagire con il mondo esterno lasciando affidato il compito della climatizzazione agli impianti di riscaldamento.
Quest’ultime servono a proteggere gli stabili dall’eccessiva calura, a cui si aggiungono altre installazioni a schermature mobili, che si aprono e inclinano a piacimento, seguendo il sole, durante la giornata e le stagioni. Per motivi di climatizzazione ed evitare accumulo di calore, lo sviluppo della tecnologia del vetro ricerca sistemi per rendere riflettenti le superfici esterne. Tutto questo fa sì che la finestra non assolva più funzioni di ventilazione e illuminazione, anche perché si preferisce la ventilazione artificiale perché più facilmente controllabile.
Compiendo una grande svolta nella storia della progettazione delle aperture nel costruito Le Corbusier è il primo architetto che usufruisce di questa opportunità. Affidando interamente la ventilazione all’impianto di condizionamento, differentemente rispetto a quanto sempre avvenuto fino ad allora, lascia alle aperture esclusivamente il compito di fornire all’ambiente interno la luce ed il giusto rapporto con l’esterno. Questa scelta e maggiore libertà progettuale porta allo studio delle aperture come elementi deputati a modificare la vivibilità e la fruibilità degli ambienti dal punto di vista visivo e illuminotecnico. Le Corbusier è uno dei principali artefici dello stile internazionale, insieme a contemporanei come Ludwig Mies van der Rohe e Walter Gropius. Il pensiero progettuale di Le Corbusier rientra tra i tentativi di adattare tutta la produzione architettonica e la filosofia che ne è alla base alle esigenze moderne dell’utenza come al contesto storico in cui essa si colloca. Le Corbusier progetta a partire da alcuni principi fondamentali che caratterizzano tutta la sua produzione e che saranno molto imitati dai suoi contemporanei e successori. Il ruolo di Le Corbusier nella nascita dell’architettura moderna è amplificato dalla sua capacità di chiarire e disseminare i suoi principi in modo succinto e deciso.
Come abbiamo visto, l’idea di grande libertà compositiva di Le Corbusier lo porta a fare uso della vetrata fissa con la sola funzione di illuminazione e ricorre moltissimo a grandi superfici vetrate e alla finestra a nastro. Già l’ulteriore novità introdotta nella configurazione formale e funzionale delle finestre, anche questa permessa dalla tecnologia in evoluzione, e quella delle schermature fisse, i brise-soleil a lame orizzontali o verticali in cemento armato, diventano elemento caratterizzante di gran parte della sua produzione architettonica.
Come Le Corbusier, anche la produzione di Mies van der Rohe, avvalendosi dei progressi della tecnica per gli aspetti tecnologici e progettuali delle sue realizzazioni, si contraddistingue per le facciate continue in vetro e ferro. Mies van der Rohe è l’unico architetto moderno a formulare un canone architettonico sinceramente contemporaneo e universalmente applicabile.
Gli edifici per uffici di tutto il mondo riecheggiano i suoi concetti. Nonostante ciò in Italia l’influenza del Movimento Moderno è piuttosto debole e si manifesta prevalentemente nell’architettura razionalista di regime, caratterizzata dalla presenza di ampie superfici finestrate, spesso quadrate, e dall’evidenziazione della struttura portante in cemento armato.
Infatti, al semplice curtain-wall, si affiancano successivamente elaborazioni con importanti novità di tipo tecnologico, strutturale ed impiantistico. Basti pensare al Centro Lingotto Fiere di Torino, ritenuto uno degli esempi di architettura industriale più importanti d’Europa, dove dapprima Giacomo Mattè Trucco (anni ’20) e, successivamente, soprattutto Renzo Piano (1983), progetta una vetrata strutturale di particolare impatto sulla struttura dell’edificio. Già nel 1925, due anni dopo l’inaugurazione dello stabilimento, avvenuta alla presenza del re Vittorio Emanuele III, l’architetto svizzero Le Corbusier, definisce il Lingotto “un documento per l’urbanistica”. Mentre il Quinto Palazzo Uffici della Snam Gabetti e Isola (San Donato Milanese), considerato uno dei migliori esempi di architettura verde, mostra un impianto caratterizzato da un notevole controllo termico e un habitat ideale per la vegetazione. In esso la chiusura si raddoppia generando una facciata ventilata con una larga intercapedine (larga circa 90 centimetri) in cui sono sistemate serre verticali popolate da piante appositamente selezionate: un’oasi architettonica di modernità.